Salotto: mio padre sta seduto in poltrona, anzi sulla "sua" poltrona. Non è mai stato un grande tifoso di calcio. Simpatizza per il Messina perché non è nato a Bolzano. Le partite le guarda un po' sì ed un po' no, ma se gioca l'Italia, da buon militare di carriera, il suo spirito patriottico prevale su ogni cosa. Io sto sull'altra poltrona. Il televisore è il nostro dio. C'è l'Italia in finale nella Coppa del Mondo.

Ci sono gli "Azzurri" che inseguono il sogno sfumato nel 1970 di fronte a Pelè. Il rigore di Cabrini con la palla che esce di lato è una coltellata dritta al cuore. Mio padre non si muove. Io "saracco", ma sottovoce perché la bestemmia in casa mia non è ammessa nemmeno in casi come questo. In tribuna c'è il Presidente Pertini: un socialista che piace ai comunisti - ed è già una notizia - ed è rispettato pure dai fascisti perché è un uomo tutto d'un pezzo, vicino alla gente con quel suo modo di fare diretto e preciso come un destro di Cassius Clay.  Dentro di me penso che anche se Cabrini ha sbagliato il rigore non ci sono comunque problemi perché noi abbiamo "Pablito", noi abbiamo in squadra Paolo Rossi. E al 57esimo è lui che mette la palla in rete beffando la difesa tedesca! Poi ci pensano Tardelli e "Spillo" Altobelli. Rischio ad ogni gol di spaccare poltrona e lampadario, quello buono che sta in salotto, perché salto come Sara Simeoni. E salta pure mio padre !! Salta come un grillo. Siamo pazzi di gioia. Pablito fu l'eroe di quei Mondiali. I Mondiali con la "M" maiuscola perchè, non me ne vogliano Lippi e tutti i "figli" suoi, se vinci i Mondiali battendo in sequenza Argentina, Brasile, Polonia e Germania, e rileggetevi le formazioni di quelle Nazionali, cosa puoi chiedere di più dalla vita? Quelli sono i "miei" Mondiali: i Mondiali del dopo calcio-scommesse, i Mondiali post "anni di piombo", i Mondiali di una Italia che guardava con fiducia al futuro, i Mondiali di una gioventù, la mia, che traghettava verso la piena maturità senza sapere che non l'avrei mai trovata, la piena maturità.....I Mondiali ai quali Paolino Rossi non doveva neppure partecipare. Bearzot lo volle a tutti i costi, gli diede fiducia contro tutto e tutti. E Rossi, non ancora Pablito, lo ricompensò a partire dalla sfida impossibile col Brasile: tre gol per annientare i presuntuosi sudamericani e dare una svolta a quel Torneo. Paolo Rossi non era soltanto un Campione, era un uomo dalla spiccata intelligenza, di grande modestia e disponibilità. Colpiva per la sua umiltà, lui che in tutto il Mondo era Pablito. 

Pablito se n'è andato. S'è nascosto per un po', s'è estraniato dal gioco: niente tv, niente interviste. La malattia affrontata con dignità. In silenzio. Cercando quel dribbling che valesse una vita, cercando quello scatto in avanti a beffare la morte. Cercando di vincere ancora e per sempre. Cercando in questo suo nuovo viaggio il momento in cui alzare ancora in un cielo d'un azzurro irreale, una Coppa che possa esser leggenda.

 

Ciro Corradini